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Voyager e il chupacabras

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Ceci n'est pas un chupacabra
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Voyager e il chupacabras

il potere della televisione nel diffondere le bufale
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Mer, 23/02/2011 - 13:53Qui si parla di
Ceci n'est pas un chupacabra

Quando qualche anno fa fui invitato come ospite al programma televisivo "Voyager" per parlare di criptozoologia, alla fine di quell'esperienza l'idea che mi feci fu quella di un programma più interessato alle dichiarazioni forti che non alla spiegazione della (probabilmente meno appetibile per il pubblico) verità.

Uno dei casi più lampanti è senza dubbio quello del cadavere di un coyote spacciato non solo come una nuova specie animale, ma addirittura come mitico chupacabra, creatura assolutamente inesistente frutto di una leggenda metropolitana nata negli anni '90 del secolo scorso. Dopo avere taciuto diverso tempo, questa sera sono stato informato che tale servizio è stato ancora presentato in trasmissione e a questo punto ritengo giusto dire la mia attraverso le pagine del mio sito.

Il presunto cadavere del chupacabra riguardava una domanda postami durante una recente intervista sulla criptozoologia per il volume Interviste con il mistero, ma le mie risposte in merito furono omesse dal volume (il cui taglio vira maggiormente a favore delle ipotesi misteriose).

Potrete conoscere domanda e risposta proseguendo nella lettura...

Recentemente il programma Voyager ha raccontato le vicende dello strano Chupacabras presentando lo scheletro e la testa di questa creatura che sembrerebbe avere un dna simile a quello del Coyote ma non identico. Cosa ne pensa a riguardo?

Sinceramente quella puntata mi lasciò alquanto perplesso, dato che il "chupacabras" in questione non possedeva in realtà nessuna caratteristica scientificamente inedita. Sicuramente si trattava, per una serie di cause, di un esemplare insolito, ma le bizzarrie sono da sempre presenti in natura, senza per questo dovere ricorrere necessariamente all'istituzione di una nuova specie. Mi spiego meglio... Non appena le telecamere hanno inquadrato la testa del presunto chupacabra, in tutto e per tutto identica a quella di un coyote, la signora che uccise l'animale ha elencato una serie di caratteristiche anomale per le quali, a suo modo di vedere, non poteva trattarsi di un animale conosciuto. Esaminiamole nel dettaglio una dopo l'altra (il virgolettato è preso pari pari alle affermazioni fatte durante lo svolgimento del servizio)...

1) Lo spazio tra i canini superiori e inferiori è vuoto e privo di denti.
Spiegazione: ai canidi anziani, così come alle persone, può succedere di perdere i denti. Nella fattispecie gli incisivi sono generalmente i primi a spezzarsi e/o a cadere, mentre i canini sono quelli più resistenti anche se tendono a consumarsi.

2) Nella parte centrale/destra delle gengive superiori è presente una sorta di foro.
Secondo la spiegazione della persona intervistata "potrebbe essere da questo foro che succhia il sangue delle prede, accostando le gengive posteriori al corpo della vittima". Spiegazione: quel foro è in perfetta concomitanza con l'alveolo dentario dell'incisivo laterale superiore. Essendo caduto per ultimo, rispetto agli altri denti, la gengiva non ha fatto in tempo a richiudersi prima della morte dell'animale. 

 

Il foro misterioso mostrato a Voyager (sinistra)... e la dentatura di un comune coyote (destra)

3) "La pelle è una sorta di cotenna, priva di peli [...] come la pelle di un elefante [...] tutto il corpo era privo di pelo [...] la pelle di questo animale è estremamente sana. Se avesse avuto la scabbia [...] non sarebbe stata così sana".
Spiegazione: la scabbia è una malattia contagiosa, causata da un acaro parassita, che nei casi più gravi può portare all'intera perdita del pelo dell'animale (cosa che è successa al povero coyote in questione, ma altri casi simili sono ampiamente documentati). Osservando con attenzione le foto del presunto chupacabras (prima che venisse decapitato per farne un trofeo da esporre in salotto), si può notare come l'epidermide non risultasse affatto sana, ma come fossero presenti croste, ferite e callosità. Quando la signora mostra la pelle dell'animale indicandola come sana, prende come esempio l'ipoderma (lo strato interno della pelle), ma la scabbia colpisce l'epidermide, che come dimostrano le immagini dell'esemplare integro non era affatto sana.

 

L'ipoderma del "chupacabra" era sano (sinistra)... ma la scabbia colpisce l'epidermide (destra)

4) Le zampe posteriori sono più lunghe di quelle anteriori. "Non ne capiamo il motivo perché i predatori che abbiamo in Texas non hanno le zampe anteriori più corte, sono uguali sia davanti che dietro".

Spiegazione: in realtà in tutti i canidi (e a dire il vero nella maggior parte dei vertebrati terrestri, uomo incluso) le zampe anteriori sono più corte di quelle posteriori:

L'omero del "chupacabras" era più corto del femore (sinistra), condizione tipica di ogni canide (destra)

5) "Aveva occhi azzurri, azzuro chiaro".

Spiegazione: l'occhio tende a diventare azzurro dopo la morte dell'animale ed è utilizzato come parametro per approssimare l'orario in cui quest'ultima è avvenuta. Si tratta quindi di un normale fenomeno necrolitico. Se invece vogliamo credere alle parole della testimone, che disse che il chupacabras aveva gli occhi di questo colore anche quando era ancora in vita, vista l'anzianità del coyote in questione potrebbe essersi trattato di cataratta.

 

Occhio di capriolo dopo la morte (sinistra) e cataratta in un cane ancora in vita (destra)
Devo pensare all'audience, non distraetemi con i fatti

Fino a questo punto del programma non c'era quindi nessun elemento probante circa il fatto che quell'animale potesse appartenere ad una specie sconosciuta, come confermato dalle successive analisi del DNA.

Il ricercatore chiamato in causa è stato infatti molto chiaro quando ha affermato che il DNA del chupacabras "si colloca nel gruppo del coyote messicano". I biologi avevano sequenziato 3 differenti DNA (coyote del Colorado, coyote del Nebraska e "chupacabra") paragonando i risultati con i dati della banca genetica dei coyote e tutti e tre si inserivano nel ramo della variazione del DNA del coyote.

Il DNA del "chupacabra" nella fattispecie, essendo simile a quello del coyote del Colorado, si collocava appunto nel gruppo dei coyote messicani. Il fatto che il suo DNA non fosse perfettamente uguale a quello degli altri due coyote è quindi una cosa normalissima (nemmeno gli altri due coyote avevano un DNA identico, ma questo non indica che non fossero dei coyote). La riproduzione sessuale è infatti dotata di meccanismi tali che ogni singolo individuo, nell'ambito di una specie, costituisca un unicum genetico e fenotipico e per questo gli individui di una medesima specie si collocano sempre in un campo di variabilità più o meno alto.

Se così non fosse la polizia scientifica non potrebbe mai incastrare un colpevole, perché tutti i DNA di tutti gli esseri umani sarebbero uguali, né tracciare l'identikit di un sospettato, perché le persone avrebbero tutte il medesimo aspetto. Il ricercatore ha ribadito bene questo concetto per rispondere alla domanda di Giacobbo: "Lei ha detto che ha un DNA simile, ma non uguale a quello del coyote" (in realtà aveva detto che ha un DNA simile, ma non uguale a quello del coyote del Colorado, non del Coyote in senso lato) e la risposta, molto chiara, è stata la seguente: "Guardi quello che succede qui, la lunghezza di questo ramo è quella che unisce i vari coyote, questo animale appartiene allo stesso gruppo e non presenta più variazioni di quelle che osserviamo nei coyote da qui alla California".

Sinceramente, dopo questa spiegazione ineccepibile, sono rimasto alquanto perplesso quando Giacobbo ha chiuso il servizio con questa frase: "Avete sentito? E' un DNA che non coincide perfettamente con quello di altri animali". Sostanzialmente è vero, ma se la si mette in questi termini, anche il mio DNA, o quello di Giacobbo, o il tuo non coincide perfettamente con quello di nessun altro animale...