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Kilopilopitsofy e Kidoky

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Kilopilopitsofy e Kidoky

due enigmi dal Madagascar
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Ven, 01/02/2013 - 13:00Qui si parla di

Nei mesi di luglio e agosto del 1995, il biologo David Burney e l'archeologo Ramilisonina condussero (a complemento di una ricerca paleontologica e archeologica), un'indagine etnografica presso alcuni piccoli villaggi della costa sudoccidentale del Madagascar (Belo-sur-mer, Antsira e Ambararata), raccogliendo dagli abitanti più anziani interessanti informazioni su due animali apparentemente sconosciuti: il kilopilopitsofy e il kidoky.

La pubblicazione che ne seguì (scaricabile a fondo pagina), può essere così riassunta:

I ricercatori decisero di intervistare separatamente le persone che avevano abitato nella regione da molti anni, delle quali veniva testata la conoscenza della fauna locale tramite la visione di tavole a colori, che dovevano utilizzare indicando gli animali che avevano osservato in natura e il loro nome locale.

I membri di una famiglia del villaggio di Antsira (padre, madre e figlio) raccontarono con enfasi di quando un kilopilopitsfoy (che letteralmente significa "orecchie flosce') si avvicinò presso la loro abitazione durante una notte del 1976. Pur non essendo molto ben visibile per via dell'oscurità, i suoi grugniti, respiri e passi erano così pesanti da mettere in allarme i cani, che svegliarono tutto il vicinato. Quando le persone uscirono dalle case l'animale scappò verso le mangrovie scomparendo sott'acqua.

Un altro testimone, che era stato guardiano notturno di una salina, disse che l'animale era conosciuto anche con il nome di tsungaomby (probabilmente derivante dallo kiswahili "si n'gombe", cioè "non mucca"). La sua opinione era che si trattasse di un ippopotamo (la cui illustrazione era presente nella tavola), ma così come le altre persone intervistate, disse che l'immagine dell'ippopotamo non era corretta, perché il kilopilopitsofy possedeva delle grandi orecchie.

Jean Noelson Pascou, una delle persone più anziane della regione (85 anni all'epoca dell'intervista), disse di avere visto l'animale in diverse occasioni, l'ultima delle quali nel 1976. Aveva la taglia di una mucca, ma senza corna, e gli avvistamenti erano sempre avvenuti durante la notte. L'animale sembrava di colore molto scuro (forse nero), ma con una colorazione rosacea attorno agli occhi e alla bocca. Pascou ne imitò il richiamo, che risultò molto simile a quello di un ippopotamo africano (Hippopotamus amphibius), che però il testimone disse di non avere mai visto dal vivo in vita sua. Secondo Pascou il kilopilopitsofy aveva grandi piedi piatti non fessi e denti enormi.

Descrisse anche un altro animale molto raro che aveva osservato nella foresta: il kidoky. Simile al sifaka (Propithecus sp.), ma con un volto umano e le dimensioni di una bambina di 7 anni. Disse di averne osservato particolarmente bene un esemplare nel 1952: possedeva una pelliccia scura, ma con una grande macchia bianca sulla fronte e sotto alla bocca. Si tratterebbe di un animale timido che se incontrato fugge correndo via a quattro zampe anziché arrampicarsi sugli alberi come il sifaka. Pascou ne imitò il richiamo, che risultò simile a quello dell'indri (Indri indri), il più grande lemure vivente conosciuto, ma disse anche che non si trattava di un indri. Aggiunse inoltre un particolare curioso: se qualcuno riusciva ad imitarne il verso sufficientemente bene, il kidoky gli si avvicinava continuando a vocalizzare. Disse che questo accadeva perché era un animale solitario in cerca dei propri simili.

Anche presso il villaggio di Ambararata le persone parlarono del kidoky, dandone una descrizione identica a quella fornita da Pascou. Pure questi testimoni, dei taglialegna, riferirono di non avere mai visto l'animale arrampicarsi sugli alberi, ma spostarsi soltanto a terra saltando con brevi balzi. Il biologo Burney decise allora di imitare davanti a loro la tipica deambulazione a balzi del sifaka, ma uno degli uomini presenti lo corresse, dicendo che quello era un sifaka, ed imitò l'andatura quadrupede del kidoky, che risultò essere simile a quella di un babbuino.

I due autori concludono il loro studio cercando di attribuire un'identità zoologica ai due misteriosi animali, dei quali il kilopilopitsofy rappresenta quello indubbiamente più problematico. Tutte le testimonianze raccolte infatti, indicano con coerenza un animale notturno grande come una mucca, senza corna, di colore scuro, che emette suoni simili a grugniti e fugge in acqua se disturbato, caratteristiche apparentemente compatibili con quelle di un ippopotamo. Ma animali del genere non esistono in Madagascar, o perlomeno, non più. E' quindi possibile che gli abitanti di Belo-sur-mer abbiano osservato un ippopotamo africano arrivato per dispersione sull'isola attraversando 400 km di oceano? Nonostante tale impresa possa essere probabilmente alla portata di un H. amphibius, va segnalato che gli avvistamenti del kilopolipitsfoy sono documentati in letteratura sin dal 1658, data in cui il governatore del Madagascar Etienne Flacourt pubblicò un trattato nel quale si accennava all'esistenza di animali sconosciuti simili a ippopotami e lemuri giganti*.

In effetti la megafauna autoctona del Madagascar, sia per quanto concerne i mammiferi che per quanto riguarda i maestosi uccelli del genere Aepyornis, si è estinta in tempi recentissimi, che oscillano dai 2.000 anni fa al XVI secolo, a causa della colonizzazione dell'isola da parte dei primi esseri umani e della diffusione del bestiame domestico. Tra questi straordinari animali figuravano anche due specie di ippopotami pigmei, dei quali le datazioni con il carbonio 14 dei resti subfossili più recenti indicano la scomparsa a circa 1.000 anni fa: H. lemerlei e H. madagascariensis, le cui dimensioni ridotte, rispetto al cugino africano, collimerebbero molto bene con quanto affermato da tutti i testimoni circa la grandezza del kilopilopitsofy, che avrebbe la taglia di una mucca (H. amphibius ha un peso che varia dalle 1,5 alle 3 tonnellate, contro i 700 kg circa di una mucca di grandi dimensioni). Il mistero potrebbe quindi avere trovato una soluzione accettabile? A questo proposito l'amico biologo Davide Palumbo mi ha fatto saggiamente notare che se "qualcosa" fosse sopravvissuto in tempi recenti, avrebbe dovuto per forza di cose trattarsi di una forma caratterizzata da costumi estremamente elusivi e dall'habitat forestale, in quanto ogni specie di ippopotamo prettamente acquatica non sarebbe potuta passare inosservata.

Ma l'esame dei resti subfossili degli ippopotami malgasci sembra indicare che mentre H. lemerlei era ben adattato ad un regime di vita anfibia simile a quello dell'ippopotamo africano, H. madagascariensis mostrerebbe chiare modificazioni alla vita terrestre, come gli occhi disposti lateralmente e non sulla sommità della testa (Stuenes 1989). Burney e Ramilisonina arrivano così ad ipotizzare che anche la presenza delle grandi orecchie descritte dai testimoni potrebbero essere spiegate sotto quest'ottica: una specie terricola di ippopotamo potrebbe trarne giovamento per quanto riguarda la termoregolazione, problema che l'ippopotamo africano risolve con la permanenza in acqua. Ma per quanto affascinanti, queste congetture non potranno trovare conferma se non con i ritrovamenti di reperti subfossili sufficientemente recenti.

Tavola di Stephen D. Nash illustrante i grandi lemuri estintisi dal Madagascar in concomitanza con l'arrivo dell'uomo sull'isola, confrontati con l'indri, il più grande lemure vivente conosciuto

Spiegare le segnalazioni sul kidoky sembrerebbe invece un'impresa più semplice, in quanto l'animale è in tutto e per tutto descritto come un lemure, i quali abbondano sull'isola con una grande varietà di forme. Il kidoky però, sebbene paragonato per certi aspetti a un sifaka, sembra eludere ogni tentativo di catalagozione: è infatti molto più grande di quest'ultimo, di abitudini terricole e non arboricole, solitario e deambula in modo simile a quello di un babbuino. Il muso inoltre è descritto come meno pronunciato a più "umano". Anche in questo caso, come nel precedente, la risposta più intuitiva sembra provenire da un recente passato, quando sull'isola vivevano, rappresentati da due diversi generi, gli appartenenti alla famiglia Archaeolemuridae, i cosiddetti "lemuri babbuini". I membri di questa famiglia erano primati di taglia media il cui peso oscillava dai 15 ai 25 kg. Simili ai babbuini in fatto di dentizione, locomozione e taglia, sono da taluni studiosi considerati come l'equivalente ecologico di quest'ultimi**. Estintisi dai 3.000 ai 1.000 anni fa, sono conosciuti con i generi Archaeolemur e Hadropithecus, che Burney e Ramilisonina hanno indifferentemente indicato come i potenziali candidati per l'identità del misterioso kidoky, ma ritengo che l'Hadropithecus, caratterizzato da un muso molto meno pronunciato e da una rotondità del cranio "quasi umana", oltre al fatto di essere più specializzato alla vita terrestre rispetto al genere Archaeolemur, potrebbe essere considerato come il candidato migliore.

Ma così come nel caso della misteriosa "non mucca", anche la soluzione di questo mistero potrà trovare conferma soltanto attraverso la scoperta di reperti subfossili abbastanza recenti.

Una considerazione finale: all'interno della pubblicazione gli autori scrivono chiaramente che hanno deciso di affrontare e pubblicare questa indagine "nonostante il considerabile rischio di essere accusati di fare criptozoologia", omettendo inoltre dalle referenze bibliografiche i lavori di Bernard Heuvelmans, che aveva affrontato il problema degli animali misteriosi del Madagascar (con le loro stesse considerazioni finali) già dal 1955***. Trovando personalmente non condivisibile l'atteggiamento di considerare la criptozoologia come un qualcosa di torbido da cui tenere le distanze, non posso che fare mio quanto scritto dal paleontologo Darren Naish sul suo blog in occasione della recensione del primo numero del Journal of Cryptozoology:

Continuo a sostenere che la criptozoologia non può e non deve essere considerata una pseudoscienza. Perché? Soprattutto perché non vi è alcuna contraddizione tra scetticismo, verifica delle ipotesi, auto-correzione e necessità di prove materiali tipiche della "scienza corretta", con l'analisi dei dati criptozoologici... Alcuni biologi qualificati hanno investigato sull'esistenza di animali conosciuti soltanto attraverso rapporti aneddotici e ciò significa che si sono dedicati alla ricerca criptozoologica. Che questo gli piaccia o no
Darren Naish
Note

* Flacourt (de), Etienne (1658), Histoire de la grande isle Madagascar. 

** Nowak, Ronald M. (1999), Walker's Primates of the World. 
***
Heuvelmans, Bernard (1955), Sur la piste des betes ignorées.

Bibliografia essenziale

Burney, D. A. & Ramilisonina (1999), The kilopilopitsofy, kidoky, and bokyboky: accounts of strange animals from Belo-sur-mer, Madagascar, and the megafaunal "extinction window".
Stuenes, S. (1989), Taxonomy, habits, and relationships of the subfossil Madagascan hippopotami Hippopotamus lemerlei and H. madagascariensis.