
Un saluto a Jean-Jacques Barloy

Ricordo ancora, come fosse ieri, quando nel giugno del 1994, in seguito al mio annuale "pellegrinaggio" al mercatino estivo dei libri usati mi imbattei in un volume dalla copertina un po' inquietante e dal titolo ipnotico: "Gli animali misteriosi. Invenzione o realtà?".
E ricordo ancora meglio le vacanze estive passate a leggere e a rileggere le sue pagine piene zeppe di disegni a china non propriamente bellissimi e di racconti su animali misteriosi di ogni tipo: dopo tanti anni spesi in infruttuose ricerche in biblioteca e nelle librerie della mia città ero finalmente entrato in possesso di un libro interamente dedicato alla criptozoologia.
Nel volume, scritto dallo zoologo Jean-Jacques Barloy, classe 1939, erano citati anche tutti quelli che all'epoca erano i miei eroi: Bernard Heuvelmas, Richard Greenwell, Roy Mackal, Grover Krantz e Marie Jeanne Koffmann, le cui gesta erano raccontate con uno stile narrativo che mi colpì immediatamente per la sua scorrevolezza e l'abnorme utilizzo dei tre puntini di sospensione che interrompevano sul più bello la trattazione di un mistero per introdurne uno nuovo...
Mano a mano che gli anni passavano quelle pagine che consideravo come un Vangelo, e che ero pronto a difendere a spada tratta, iniziarono a ingiallirsi, e anche le luccicanti armature dei miei eroi cominciarono a mostrare le prime macchie di ruggine. Oggi ho ben chiari tutti i loro errori e l'inconsistenza di molte teorie sulle quali all'epoca sarei stato disposto a mettere una mano sul fuoco, e anche il mio concetto di criptozoologia è diventato molto diverso dal loro. La verità è che ben poco di quanto riportato da Barloy nel suo libro ha superato l'esame del tempo.
Eppure è grazie al libro di Barloy che decisi che un giorno anche io ne avrei scritto uno tutto mio (e che lo avrei ben farcito di puntini di sospensione, impresa che posso considerare riuscita), eppure il 50% delle persone che mi scrive mi dice di avere mosso i primi passi nella criptozoologia leggendo proprio il libro di Barloy, eppure mentre scrivo queste righe riesco a stento a trattenere una lacrima, perché dal 26 gennaio Jean-Jacques Barloy non è più con noi.
Ho sempre pensato che ciò che davvero resterà di noi alla fine del nostro viaggio in questa vita non sarà una sequenza di geni condivisi con i nostri famigliari, né una lista di sconfitte e di vittorie elencate in una stupida pagina di Wikipedia o tanto meno il ricordo di chi ci ha conosciuto. Penso che l'unico modo che abbiamo per esistere sia quello di coltivare con onestà e correttezza le nostre passioni, e che ciò che davvero resterà di noi saranno gli effetti, piccoli o grandi, che la nostra passione avrà avuto sugli altri. Da qualche parte, anche se poche, anche se non ci avranno mai conosciuto, ci saranno persone che vivranno, si arrabbieranno e rideranno in nome di quello in cui anche noi abbiano creduto e per cui abbiamo cercato di dare il meglio di noi.
Ecco perché nonostante il giudizio del tempo sia stato spesso impietoso nei loro confronti, i miei eroi non mi sono mai sembrati tanto perfetti come in questo momento.
Quindi per ora ciao Jean-Jacques, e grazie di tutto. Ci si rivede alla fine dei puntini...