
Elusivi ungulati asiatici
Nel corso delle ultime tre decadi, l'Asia, ed in particolar modo l'Indocina, ha riservato al mondo una lunga serie di scoperte zoologiche. Tra queste le più spettacolari sono senza dubbio quelle di ungulati, noti da sempre alle popolazioni locali, che spesso li cacciano per procurarsi cibo, ma solo di recente portate all'attenzione della zoologia.
La scoperta "formale" di una nuova specie non è importante solo per implicazioni evolutive, filogenetiche ed ambientali, ma anche, e forse soprattutto, perché una specie che viene formalmente descritta può essere formalmente protetta, fattore importantissimo visto la continua distruzione dello habitat e la forte pressione antropica.
Oltre al Saola, vera e propria superstar della zoologia e della criptozoologia, innumerevoli nuove specie di ungulati sono state state formalmente descritte in questo periodo: il cinghiale pigmeo dell'Assam, il goral rosso, la riscoperta del rinoceronte di Giava in Vietnam (putroppo estintosi nel frattempo) ed un'infinità di nuove specie di muntjac. E il lavoro non pare ancora essere finito. Numerose specie di ungulati, documentate da trofei di caccia e dalle testimonianze dei locali, paiono attendere ancora di essere scoperte o riscoperte. In seguito sono presentate le più interessanti.
Senza dubbio l'emblema di questi animali che ancora esistono nel limbo è il linh duong o kting. Di questa elusiva creatura esistono un certo numero di corna, ma nulla più. Queste corna sono lunghe 40-50cm, aperte, pesantemente spiralate e leggermente piegate vero il retro dell'animale. Diverse corna vennero scoperte nella seconda metà degli anni '90 sia in Vietnam e Cambogia, e vennero usate per descrivere formalmente questa creatura come Pseudonovibos spiralis.... senza però che nessun ricercatore abbia mai visto questo animale nella sua interezza, vivo o morto.
Le decrizioni più accurate provengono dalla Cambogia, in particolare dalle provincie di Mondulkiri e Rattanakiri, ove l'animale è noto come kting ("mucca selvatica con corna simili a liane"). Si tratterebbe di un animale col corpo di forma vagamente bovina, le zampe di un sambar (Cervus/Rusa unicolor), alto 100-120cm al garrese e pesante 200-300kg. Estremamente agile, veloce e guardingo, scompare nella foresta al primo segno di pericolo.
Fatto curioso, ma fino ad un certo punto, avrebbe una certa preferenza per le foglie dei fichi, che bruca stando in piedi sulle zampe posteriori. Il suo habitat sono le foreste montane ove vive in piccoli gruppi. L'animale sarebbe dimorfico, con una forma rosso scuro ed un'altra grigia. Non si sa se questa differenza di colore sia legata al sesso o all'età.
Il kting è considerato dai cacciatori una preda incredibilmente ambita, non tanto per la sua rarità ed agilità, quanto per il fatto che le sue corna sono estremamente ricercate nella medicina tradizionale cinese e vietnamita come antidoto per i morsi di serpente, e come tali hanno valutazioni da capogiro.
Con la presenza di un certo numero di corna (spesso ancora attaccate ad una porzione del cranio) il passo successivo è stato quello di effettuare test genetici. Ed è qui che i problemi sono iniziati.
I test effettuati hanno dato risultati differenti per ciascun campione esaminato: si va dal bestiame domestico (Bos taurus) fino al materiale di una specie sconosciuta appartenente alla sottofamiglia dei caprini, passando per un bovino imparentato coi bufali asiatici (Bubalus).
Viste le succitate valutazioni da capogiro delle corna del linh duong e, per ammissione degli stessi cacciatori, la sua rarità, è molto probabile che la maggior parte delle corna esistenti altro non siano che dei falsi realizzati partendo da corna di animali domestici. C'è anche la possibilità, tutt'altro che remota, che l'animale sia oramai estinto da tempo e che, per soddisfare la domanda del mercato medicale cinese e vietnamita, gli intraprendenti cacciatori cambogiani abbiano semplicemente deciso di tacere sulla scomparsa dell'ambita preda e produrre finti trofei di caccia.
Un altro ungulato asiatico misterioso è il poco noto Tuoa. Le notizie su questo animale iniziarono a circolare in Vietnam nel 1995, quando arrivò notizia che due di questi animali erano stati catturati in un piccolo villaggio della provincia di Thua Thien-Hue. Il Professor Ha Dinh Duc dell'Università di Hanoi si recò personalmente in questo villaggio per investigare ad alcuni mesi dai fatti.
Qui apprese che gli esemplari catturati erano entrambi femmine, una adulta ed una immatura. La prima fuggì poche ore dopo la cattura e la seconda morì dopo alcuni giorni e venne mangiata. Il Professore aveva con se foto dei primi Saola (Pseudoryx nghetinhensis) catturati l'anno prima e le mostrò ai locali: vista la distanza non eccessiva dalla riserva naturale di Vu Quang riteneva che i due animali altro non fossero che Saola.
Gli abitanti del villaggio, però, si dissero assolutamente certi che i due animali non fossero Saola: il Tuoa sarebbe simile ad una grande capra, con una testa rotondeggiante, lunghe orecchie, corna ed un manto nero e bianco con macchie marroni e grigie. Manco a dirlo, anche questa creatura sarebbe estremamente rara e sfuggente.
Tornando alla riserva naturale di Vu Quang, negli anni '90 altri due misteriosi ungulati salirono alla ribalta in questo vero e proprio scrigno di meraviglie biologiche.
Nel 1994 il Dottor Nguyen Ngoc Chinh tornò da una spedizione sul campo in ricerca del Saola. Non lo aveva trovato, ma un cacciatore del posto gli regalò il teschio di un cervo sconosciuto, che lui chiamava Quang Khem (cervo che corre lentamente), la cui maggiore peculiarità erano le corna: due semplici punte prive dell'elaborata struttura dei palchi dei cervi.
Più o meno nello stesso periodo, un ricercatore in visita all'Istituto per le Risorse Biologiche ed Ecologiche di Hanoi trovò in una cassa, conservata nel magazzino di questa istituzione, altri crani di Quang Khem. In base alla documentazione erano stati ottenuti nel 1968 nella zona di Vu Quang.
Campioni prelevati da questi teschi vennero inviati al Dott Peter Arctander all'Università di Copenhagen per essere paragonati con quelli di altri ungulati e la risposta fu "specie sconosciuta". Ed è qui che la vicenda del Quang Khem si interrompe. Negli anni successivi Arctander chiese ulteriori campioni, per poter sfruttare nuove tecniche analitiche divenute nel frattempo disponibili ma, a quanto pare, non ha mai ricevuto nulla.
Karl Shuker contattò il Prof Colin Groves, una delle massime autorità in materia di ungulati asiatici, per chiedere delucidazioni in merito e Groves rispose che Arctander sta ancora aspettando i suoi nuovi campioni e che la vicenda pare essersi completamente arenata. Secondo Groves il Quang Khem altro non sarebbe che un Sambar (Rusa o Cervus unicolor, la tassonomia dei cervi è al momento in fase di revisione) mutante. Resterebbe da capire perché la mutazione è così circoscritta a Vu Quang e perché i test genetici non hanno dato un match per il Sambar.
Nella stessa cassa di ossa ottenute nel 1968, venne trovato un altro cranio appartenente ad un cervo sconosciuto: la documentazione allegata riferisce che i cacciatori locali che fornirono il teschio chiamavano questo animale Mangden (cervo nero). Altro non si sa, ma è assai probabile che questo misterioso cranio appartenga ad una specie di muntjac (Muntiacus truongsonensis) scoperto nel 1997 e formalmente descritto l'anno seguente.
Diverse nuove specie di Munjac sono state scoperte tra il 1993 ed il 2000 in Indocina, ma la loro classificazione è tutt'altro che chiara. Originariamente descritte come quattro specie differenti (M. rooseveltorum, M. putaoensis, M. puhoatensis e il succitato M. truongsonensis), al momento vengono definite "complesso di specie M. rooseveltorum" e il dibattito continua, anche se a rilento visto che, come accaduto col Quang Khem, nuovi dati e campioni arrivano col contagocce.
Ciò ha portato anche alla revisione dello status tassonomico di un'altra "superstar" criptozoologica, ovvero sia il Muntjac gigante. Descritto formalmente come un membro del nuovo genus Megamuntiacus, venne in seguito riassegnato allo stesso genus di tutti gli altri munjac: Muntiacus.
Uno dei motivi di questa confusione tassonomica, a parte l'ovvia inaccessibilità degli habitat di questi animali e la loro rarità, che rendono gli studi sul campo estremamente difficoltosi, è l'incredibile varietà genetica di queste specie pure strettamente imparentate tra loro.
Il comune muntjac indiano o cervo che abbaia (M. muntjak) possiede solo sette cromosomi nel maschio e addirittura sei nella femmina. Per contrasto il muntjac di Reeves o muntjac cinese (M. reevesi) possiede ben 46 cromosomi. L'importanza dello studio di queste nuove specie va quindi ben oltre il semplice interesse tassonomico e le tematiche di conservazione, poiché promette di aprire nuovi orizzonti su svariati meccanismi evolutivi ancora poco compresi.
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