I felini misteriosi di Peter Hocking
Non è certo difficile imbattersi in storie e aneddoti riguardanti animali il cui aspetto sembra discostarsi da quello delle specie già formalmente descritte, ma solo di rado queste segnalazioni provengono da zoologi e biologi da campo e ancora più raramente sono indagate in prima persona da quest'ultimi.
Peter J. Hocking, naturalista del Museo di Storia Naturale di Lima e scopritore di nuove specie di uccelli sudamericani è invece da sempre un grande appassionato di animali "misteriosi" e nel 1992 e 1993, ha pubblicato sulle pagine di Cryptozoology, la rivista scientifica della defunta Società Internazionale di Criptozoologia, due articoli intitolati Grandi mammiferi peruviani sconosciuti alla scienza e Ulteriori indagini sui mammiferi peruviani sconosciuti*, nei quali erano riportate segnalazioni di animali apparentemente ancora non catalogati, che aveva raccolto durante la sua attività di ricercatore nelle foreste tropicali del Paese.
Tra queste ve ne erano di riconducibili a giaguari (Panthera onca) "anomali", dei quali alcuni avvistamenti erano talmente rari e sporadici che gli animali in questione non possedevano, al contrario della maggior parte delle presunte specie studiate dalla criptozoologia, nemmeno un nome nella tradizione locale. Per cercare di fare ordine, lo zoologo assegnò ad alcuni di questi felini quelli provvisori di "tigre macchiettata" e "tigre striata" (tigre è infatti il termine che le popolazioni del sudamerica spesso utilizzano per riferirsi al giaguaro). Un terzo grosso felino era invece conosciuto con il nome vernacolare di yana puma, parola Quecha che significa "puma nero di montagna". Infine Hocking raccolse anche segnalazioni su di un felide di piccola taglia che chiamò "gatto selvatico della jungla".
Descritto come un grande felino interamente nero, senza alcun segno di macchie, dagli occhi grandi e verdastri. Si dice che la sua stazza sia doppia rispetto a quella di un giaguaro e che abiti soltanto le aree di foresta montana raramente visitate dalle persone, tra i 500 e i 1.500 metri.
I cacciatori riferirono a Hocking che quando incontrato di giorno, l'animale non risultava pericoloso, così a volte alcuni preferivano allontanarsi quando si imbattevano in uno di essi. Questa scelta poteva però rivelarsi controproducente: lo yana puma ha infatti la reputazione di seguire da lontano gli incauti cacciatori per poi ucciderli nel sonno azzannandoli alla testa, all'interno degli accampamenti, durante la notte.
Alcuni testimoni dissero di essere riusciti ad uccidere esemplari di questo felino (nelle zone indicate con un cerchio sulla mappa, Fig. 1).
Gli zoologi interpellati in merito erano tutti propensi a ricondurre queste segnalazioni alla comune e ben nota forma melanica del giaguaro, ma Hocking non escluse, considerando che era descritto di taglia molto superiore, che potesse addirittura trattarsi di una nuova specie.
A mio avviso la spiegazione più plausibile per questa "taglia aumentata" si trova nelle pagine della raccolta Hamsworth Natural History (1910), curata da Sir Harry Johnston (lo scopritore dell'okapi) e dal naturalista e paleontologo inglese Richard Lydekker. In esse si legge che in alcune zone del Sudamerica i nativi distinguono tre diverse specie di giaguaro in base alla loro maculazione, una di queste è la varietà completamente nera, nei confronti della quale
Molto verosimilmente questo criptide è quindi un mero prodotto folkloristico creatosi attorno alla figura dei giaguari melanici.
Ha la stessa taglia del giaguaro, ma la testa è descritta come più grande. La sua principale caratteristica distintiva è la colorazione: il suo corpo è grigio, ricoperto da macchie completamente nere diverse dalle normali rosette bicolore dei giaguari. Hocking riportò soltanto due segnalazioni dell'animale, il cui habitat sembravano essere le foreste tropicali sino ai 500 metri.
I testimoni erano cacciatori del gruppo etnico degli Amuesha, che dissero di averne abbattuto un esemplare negli anni Settanta. Tutti i cacciatori del loro villaggio erano stupiti alla vista dell'animale, non ricordandosi di averne mai visto uno del genere. Lo scuoiarono e ne vendettero la pelle.
Un altro cacciatore Amuesha riferì di avere ucciso un animale del genere nel 1991 e di averne dato la pelle al suo patrigno, che però non ne era più in possesso in quanto si era deteriorata.
Una successiva testimonianza gli fu riferita dall'insegnante Isaac Carhumaca Hinojosa, che disse di essersi imbattuto, assieme ad un nativo Ashanica, in un felino grigio chiaro coperto di chiazze nere presso un'area montana delle sorgenti del Bocaz River. L'animale fu abbattuto e il corpo lasciato al nativo come fonte di cibo. La pelle del felino fu invece conservata dall'insegnante presso la casa dei suoi genitori a Huancayo. Hocking offrì una buona somma di denaro per ottenere il reperto, ma nonostante le rassicurazioni che gli sarebbe stato recapitato a Lima, non ne entrò mai in possesso. Nel marzo del 2012 presso lo zoo di Aschersleben, Germania, da un maschio maculato e una femmina melanica nacquero due cuccioli di giaguaro dal manto bianco e dalle rosette grigie. Mutazioni del genere ("giaguari fantasma") erano già state segnalate in natura e forse la "tigre macchiettata" potrebbe essere ricondotta a una mutazione simile.
Della taglia di un giaguaro, dal colore marrone rossiccio, ma striato come una tigre anziché maculato come un giaguaro. Come il precedente si tratterebbe di un animale molto raro, del quale Hocking possedeva soltanto due segnalazioni provenienti da cacciatori che ne avevano ucciso un individuo. Non ebbe però indicazioni chiare dei luoghi.
Nel 1992, mentre si trovava presso la sua abitazione di Lima, Hocking ricevette la telefonata di un amico che si trovava in città per affari. Lo informò che aveva con sé un cranio inusuale di "tigre". Il conoscente era originario di Oxapampa, presso le cime più alte dello Yanachaga. Anni prima gli era stato chiesto di indagare sui felini sconosciuti della regione.
Hocking si recò presso il suo hotel e gli fu consegnato un cranio proveniente da un cacciatore della Provincia di Pasco. Il cacciatore disse che apparteneva ad una "tigre striata" che aveva ucciso, ma non aveva più la pelle con sé perché era già stata venduta. Hocking paragonò il cranio con quelli dei giaguari della collezione del Museo, notando alcune differenze. Inviò poi fotografie del reperto allo specialista di felidi Steven C. Conkling del Natural History Museum of Los Angeles, il quale gli confermò che sembrava possedere peculiarità anatomiche che lo differenziavano dai crani di giaguaro.
Nel 1993 entrò in possesso del cranio di un felino che era stato ucciso lo stesso anno da uno dei cacciatori nativi che avevano preso parte alle precedenti spedizioni.
Il felino aveva la taglia di un giaguaro, era ricoperto di macchie nere irregolari e il suo manto era marrone cannella e bianco anziché giallo e bianco come quello del giaguaro. Per certi aspetti risultava quindi più simile a quello di un leopardo africano. Come per tutti i casi precedenti la pelle dell'animale non era più disponibile.
Di taglia e colorazione simili a quelle di un comune gatto domestico, avrebbe canini molto più lunghi sia dei gatti domestici che degli altri piccoli felini neotropicali come l'ocelot (Lepoardus pardalis) o il margay (Leopardus wiedii). E' segnalato soltanto in una zona: la bassa vallata dell'Urumba River, presso il villaggio di Miaria. I cacciatori Piro dissero a Hocking che questi animali si spostano in branco, in gruppi di dieci o più individui.
Circa due anni fa contattai Peter Hocking per sapere se c'erano novità riguardo all'esame dei due crani controversi. La sua risposta fu che stava ancora indagando sui criptidi peruviani (nel frattempo la lista di presunte nuove specie si era molto allungata, ma questo sarà l'argomento per un futuro articolo) e che a breve sarebbe stato pubblicato un esaustivo esame morfometrico dei reperti. Tale studio non si fece attendere troppo, dato che fu reso pubblico nel mese di marzo di quest'anno tramite il sito PeerJ. Oltre che dallo stesso Hocking, fu realizzato dai paleontologi Darren Naish e Manabu Sakamoto e può essere liberamente consultato a questo link.
Il verdetto finale fu che nonostante singolari peculiarità, soprattutto per quanto riguarda il cranio della "tigre striata" (che appariva più grande, possedeva un'arcata zigomatica più gracile e differiva dal cranio di giaguaro anche in alcune proporzioni), l'esame comparativo con 36 crani e 16 mandibole di giaguari sembrava dimostrare che i misteriosi reperti ottenuti da Hocking ricadevano nella variabilità della specie e potevano quindi essere attribuiti a dei comuni giaguari.
L'ipotesi più plausibile, anche se non dimostrabile in quanto al momento nessuna delle presunte pelli di giaguari misteriosi si è rivelata reperibile, è che le testimonianze raccolte da Hocking siano riconducibili a mutazioni del mantello molto rare e non ancora documentate.
* Hocking PJ. 1992, Large Peruvian mammals unknown to zoology. Cryptozoology 11:38-50
Hocking PJ. 1993, Further investigations into unknown Peruvian mammals. Cryptozoology 12:50-57