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Huan, l'uomo orso della Cina

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Huan, l'uomo orso della Cina

storie di macachi giganti dalla provincia di Hubei
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Mar, 17/10/2017 - 11:01Qui si parla di
Lo strano incontro di Wang Congmei

Una sera del 23 maggio 1957, una pastorella di nome Wang Congmei fu aggredita da quello che in seguito fu descritto come "uno strano animale", presso il villaggio cinese di Zhuanxian, contea di Suichang, provincia di Zhejiang, nell'area dei Monti Jiulong (Monti Daba).

L’assalitore fu ucciso a colpi di pietre e di bastone dalla madre della ragazza e dagli uomini del paese accorsi in suo aiuto. I testimoni dell’accaduto dissero che non assomigliava né a un orso né a una scimmia, la sua testa era rotonda e il muso non protundente, ma piatto. Mani e piedi erano simili a quelli di un orso, ma provvisti di unghie anziché di artigli. All’interno del suo stomaco furono ritrovati resti di bamboo e di altre piante. 

Secondo quanto riferito dai testimoni la creatura si muoveva con un’andatura ancheggiante, la sua altezza al garrese era di circa 40 - 50 cm e la sua postura ricordava quella di un panda. I testimoni non erano concordi sul fatto che l’animale possedesse o meno una coda: Wang Congmei disse che quest’ultima non era presente, mentre altre persone riferirono di averne vista una molto corta. La sua pelliccia era nera e l’altezza in posizione eretta superava il metro. 

Questo episodio, che fu segnalato soltanto 24 anni dopo l'accaduto dalla Società di Scienza e Tecnologia del distretto di Suichang, sarebbe stato destinato, come molti altri simili, ad essere soltanto un aneddoto non verificabile se un insegnante locale di scuola media di nome Zhou Shousong, non avesse avuto l'accortezza di conservare le mani e i piedi del misterioso animale.

 Mani e piedi dell’animale ucciso nel 1957 a Zhuanxian
Le prove al vaglio della scienza

I fatti giunsero alle orecchie del paleoantropologo Zhou Guoxing, all'epoca  in forze al Museo di Storia Naturale di Pechino, che incuriosito decise di recarsi sul luogo e di intervistare i presunti testimoni oculari. Shousong, che era ancora in possesso degli arti dell’animale, consegnò i reperti allo scienziato, che li sottopose ad accurate misurazioni.

Dobbiamo però ricordare che l’interesse di Guoxing per questa faccenda non era scaturito soltanto dalla semplice curiosità, quanto dalla possibilità di verificare una teoria da lui formulata diversi anni prima... (già discussa sul sito in questo precedente approfondimento).
Negli anni ‘70 del secolo scorso svariati testimoni avevano infatti riportato strani avvistamenti di “uomini selvatici” in numerose aree della Cina e ciò aveva destato l’interesse di alcuni circoli scientifici. 

La maggior parte delle segnalazioni provenivano dalla provincia di Hubei ed erano localizzate all’interno della sterminata riserva naturale di Shennonngjia, una delle aree protette più vaste della Cina centrale, estesa quanto l’intera Valle d’Aosta. Oltre a includere orsi e macachi, la zona è conosciuta per ospitare una scimmia molto rara, il rinopiteco dorato (Rhinopithecus roxellana), mentre la flora esibisce tratti tropicali, subtropicali e temperati. Molte delle aree in cui erano segnalati gli uomini selvatici sono ancora caratterizzate da foreste primordiali che contengono alcuni organismi vegetali sopravvissuti dal Terziario, come il katsura (Cercidiphyllum japonicum), l’albero dei tulipani (Liriodendron chinense) e il raro Emmenopterys henryi

L’Accademia delle Scienze cinese aveva così deciso di finanziare una grossa spedizione composta da circa cento persone che indagò sul campo per quasi un anno e Guoxing era stato scelto come responsabile sia della ricerca diretta che del vaglio delle eventuali prove che sarebbero potute emergere.

Al termine dello studio le informazioni raccolte (per la maggior parte presunte testimonianze oculari e ritrovamenti di impronte) sembravano ricondurre a due diversi tipi di creature:

  • La prima tipologia era alta dai 2 ai 2,5 metri, ricoperta di pelo rossiccio ed esclusivamente bipede. Le impronte a essa associate erano lunghe dai 30 ai 40 cm e somiglianti a quelle di un enorme piede umano.
  • Il secondo tipo era invece alto dai 100 ai 120 cm, in grado di alzarsi sulle zampe posteriori, ma prevalentemente quadrupede. Le sue impronte erano lunghe circa 20 cm e con caratteristiche totalmente scimmiesche, dotate quindi di un alluce visibilmente divergente.

Guoxing non rimase sorpreso da queste discrepanze, infatti lo spoglio di antiche leggende e fonti storiche del Paese, aveva già fatto emergere come l’uomo selvatico di grandi dimensioni era chiamato con i nomi di yeren e maoren, mentre quello alto un metro, prevalentemente descritto come una grossa scimmia, era conosciuto con il nome di huan. Ad esempio secondo La Storia della Contea di Shuichang, “lo huan è come una scimmia di grandi dimensioni dal pelo nero”.

Al termine della spedizione il paleoantropologo era scettico sulla possibile esistenza della varietà gigante dell'uomo selvatico, ma possibilista sullo huan, che a suo giudizio avrebbe potuto rivelarsi una grande specie (o sottospecie) di macaco. Ecco quindi spiegato il suo interesse nei confronti delle mani e dei piedi del misterioso animale ucciso oltre vent’anni prima presso il villaggio di Zhuanxian.

L'esistenza dello huan sembra trovare conferma...

Chiusa questa parentesi possiamo ritornare ai risultati delle analisi dei reperti. Le lastre effettuate mostravano l’avvenuta fusione delle epifisi, indicando così che gli arti appartenevano a un animale adulto. Le mani erano lunghe 12,5 cm e larghe 4,6 cm, mentre i piedi lunghi 18, 5 cm e larghi 7,8 cm. Eccetto le dimensioni sopra la media, tutte le caratteristiche anatomiche erano compatibili con quelle di un macaco, che secondo Guoxing sarebbe potuto appartenere ad una specie, o sottospecie ancora sconosciuta.

Un fatto inaspettato ebbe luogo da lì a poco sembrò inizialmente dare una conferma all'ipotesi dello scienziato: nel 1984 un “uomo orso” era stato catturato presso le montagne di Huang, provincia di Anhui e trasportato vivo nello zoo di Hefei!

La creatura, un macaco subadulto, pesava oltre 20 kg e raggiungeva i 90 cm in posizione eretta. Guoxing comparò la lunghezza e larghezza di mani e piedi di questo esemplare con le rispettive dimensioni dei reciproci arti di due specie cinesi conosciute, il macaco tibetano (Macaca thibetana) e il macaco rhesus (Macaca mulatta), oltre che con quelle dell’individuo abbattuto nel 1957.

I risultati dimostravano che il primo e l’ultimo esemplare possedevano dimensioni maggiori di quelle delle specie sino ad allora catalogate, infatti il soggetto custodito presso lo zoo di Hefei, sebbene non ancora completamente sviluppato, superava il peso massimo conosciuto per il macaco tibetano, il più grande rappresentante dei macachi, la cui stazza massima allora documentata era di 17 kg.

 Il grande macaco che secondo Guoxing apparteneva a una nuova specie

Guoxing espose i risultati e le conclusioni delle sue ricerche all’interno delle pagine di Cryptozoology, la rivista ufficiale della Società Internazionale di Criptozoologia, e il suo articolo non mancò di suscitare l'interesse di alcuni primatologi. Uno di questi fu Frank E. Poirer, del dipartimento di antropologia della Ohio State University:

Nel 1982 conducemmo una ricerca primatologica nello Xingshan, Provincia di Hubei, un’area immediatamente adiacente a quella di Shennongja. Come precedentemente riportato esistono segnalazioni di uomini selvatici nella regione. Suggerimmo che alcune di queste fossero dovute al molto raro e a rischio d’estinzione rinopiteco dorato (Rhinopithecus roxellanae). Il rapporto di Guoxing, comunque, propone un’altra possibilità, che all’epoca non prendemmo in seria considerazione. Attraverso la nostra permanenza nella regione ascoltammo segnalazioni di un’altra specie di macaco abitante la zona. Questo animale è descritto come molto più grande del macaco residente nello Xhingshan, si dice non possiede una coda o che ne abbia una molto corta e tozza, un muso più grande e un pelame più scuro. E' in genere chiamato ‘orso scimmia’. Non essendo stati in grado di osservarne un esemplare, rigettammo queste dichiarazioni, suggerendo piuttosto che i locali stessero semplicemente descrivendo casi di variabilità morfologica intraspecifica. Il rapporto di Guoxing sulla possibilità di una nuova, più grande specie o sottospecie di macaco nello Shennongjia, suggerisce che avremmo dovuto prestare molta più attenzione alle segnalazioni dei locali.
Poirer, 1984
Un errore di valutazione

Ma purtroppo queste affascinanti considerazioni non furono sufficienti all’istituzione di una nuova specie o sottospecie di primate, tanto che, ad oggi, il caso dell’”orso scimmia” della Cina è oramai pressoché sconosciuto.

E' presumibile che il caso nacque infatti da un’errata interpretazione di fondo, la cui soluzione può essere in parte intuita dal commento di Poirer nel punto in cui afferma che l'orso scimmia è molto più grande del macaco residente nello Xingshan e possiede una coda corta e tozza. 
Se si esamina la distribuzione conosciuta delle specie di macachi in Cina, si può infatti notare come le province di Hubei e di Anhui siano abitate dal macaco rhesus, che può raggiungere gli 8 kg di peso e possiede una coda ben visibile, lunga circa la metà del suo corpo, mentre il macaco tibetano, di dimensioni molto più imponenti e provvisto di una coda molto tozza lunga soltanto circa l’8% del suo corpo, non è tipico di queste regioni, essendo distribuito nelle province più a sud. Risulta quindi molto probabile che per gli abitanti dei villaggi di Hubei e Anhui, gli avvistamenti di un macaco tibetano siano avvenimenti alquanto rari che possono essere all’origine della nascita delle leggende riguardanti lo huan. 

L’unico punto in sospeso riguarderebbe le dimensioni dei presunti esemplari di huan, che sembrano eccedere abbastanza significativamente quelle conosciute per 1a specie. Se però si confronta la letteratura dell'epoca in cui Guoxing effettuò le comparazioni con quella attuale, si può constatare che nei manuali più recenti il peso e le dimensioni massime del macaco tibetano risultano maggiori. All'epoca le più autorevoli informazioni in merito provenivano infatti da un lavoro di Fooden e collaboratori, i quali però presero in esame soltanto 5 individui: assolutamente troppo pochi per stabilire stime di variabilità davvero attendibili, tanto è vero che in seguito sono stati documentati esemplari del peso di 25 kg. 

Un "vero" macaco gigante?

Riguardo a individui di macachi "fuori misura", posso citare a titolo di curiosità un caso sorprendente di cui venni a conoscenza per pur caso nel 2004, mentre mi trovavo in Nepal.

Appresi infatti dell’esistenza di Bauwa, nomignolo con cui era conosciuto un enorme esemplare di macaco rhesus portato nel 1980 nella città di Janakpur da un santone e tenuto in cattività nel tempio di Janaki. Con i suoi letteralmente incredibili 55 kg(!)  di peso dichiarati (dovuti in gran parte alle generose donazioni alimentari offerte dai pellegrini, che lo ritenevano l’incarnazione del dio Hanuman), e i suoi 120 cm(!) in posizione eretta, risultava essere probabilmente la più grande scimmia non antropomorfa al mondo di cui si avesse notizia.

Trovandomi molto più a nord non potei verificare direttamente la questione (visti gli anni passati e la sua dieta non propiramente salutare era inoltre inverosimile che Bauwa potesse essere ancora vivo), ma trovai una documentazione fotografica nel libro Mammals of Nepal dello zoologo Tej Kumar Shresta, con il quale potei anche parlare personalmente. L'immagine mostra un macaco sicuramente massiccio per quanto riguarda la massa corporea, ma non fornisce indicazioni sulla sua effettiva taglia, le cui misure dichiarate rimangono alquanto difficili da credere...

Bauwa, l’impressionante macaco gigante di Janaki.
Bibliografia

DIAMOND, Micheal K. (1984), New macaque hypothesis not supported Cryptozoology, Vol.4:113-114.

GUOXING, Zhou (1982),The status of wildman research in China. Cryptozoology, Vol. 1: 13-23.
(1984), Morphological analysis of the Jiulong Mountain “manbear” (wildman) hand and foot specimens. Cryptozoology, Vol. 3: 58-70.

POIRIER, Frank E. (1984), New macaque hypothesis supported. Cryptozoology, Vol.4:112-113.

SHRESTHA, Tej K. (1997), Mammals of Nepal.