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La tigre del Caspio

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Tigre del Caspio presso lo zoo di Berlino (1899)
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La tigre del Caspio

storia ed estinzione di un maestoso predatore
Ritratto di angelici di Francesco Maria Angelici - Lun, 07/10/2013 - 07:00Qui si parla di
Tigre del Caspio presso lo zoo di Berlino (1899)

La tigre del Caspio Panthera tigris virgata (Illiger, 1815) è una sottospecie quasi certamente estinta. La sua distribuzione originaria andava dalle foreste delle regioni a ovest e a sud del Mar Caspio, cioè dalla Turchia e Iran a ovest fino ad oriente, al deserto del Takla Makan, nello Xinjiang (Cina), attraverso tutta l'Asia centrale toccando le porzioni più settentrionali dell'Afghanistan e forse anche del Pakistan. Questa tigre, assai imponente e dalla folta pelliccia, può essere annoverata tra le specie più grandi, insieme alla tigre reale o del Bengala Panthera tigris tigris (Linnaeus, 1758) e alla tigre siberiana Panthera tigris altaica (Temminck, 1844), potendo raggiungere nei maschi quasi 250 Kg (il peso massimo registrato in natura fu 240 Kg).

Le femmine erano notevolmente più piccole e leggere. I maschi potevano superare i 200 cm di lunghezza, avendo raggiunto, in almeno un caso, una lunghezza di 270 cm. Le femmine, come detto, minori, e la loro lunghezza si attestava sui 160–180 cm. Nei maschi il cranio misurava 297,0-365,8 mm, nelle femmine 195,7-255,5 mm. Una tigre uccisa nei pressi del fiume Sumbar, nel Kopet-Dag (Turkestan), nel 1954, aveva un cranio lungo 385 mm, di dimensioni considerevolmente superiori a quelle massime mai registrate per questa sottospecie e anche leggermente superiori a quelle della maggior parte delle tigri siberiane. Da ricordare che la tigre, insieme al leone, è il felino esistente di dimensioni più grandi, tuttavia esiste una notevole variabilità nelle varie sottospecie dei due predatori.

Il colore di fondo del mantello si presentava più uniforme rispetto a quello delle tigri siberiane, con strisce mediamente più sottili, distanziate e ben delineate. Il colore delle strie era tra l'ocra e il marrone scuro. Strisce, al contrario, colore antracite o nere erano presenti sulla testa, collo e all'estremità della coda, talvolta anche a livello della regione dorsale. Presentava un dimorfismo stagionale, con una pelliccia più folta durante la stagione rigida, più corta e rada durante i mesi estivi. Inoltre le strisce del mantello invernale erano meno nitide e marcate, mentre si presentavano molto più palesi nel mantello estivo.

Le popolazioni più occidentali vivevano in Turchia orientale, Armenia e Georgia. L'habitat preferito erano le foreste temperate, con presenza abbondante di acqua.

Questi predatori si spostavano continuamente alla ricerca di grosse prede, per lo più ungulati di taglia grande, come cinghiali, cervi, caprioli, alci, gazzelle, antilopi, asini e pecore selvatiche. Potevano catturare anche pesci e animali acquatici, essendo la tigre esperta nuotatrice. Talvolta entravano in conflitto con le popolazioni umane, predando bestiame domestico e cani.

Il declino della tigre del Caspio iniziò con la colonizzazione russa del Turkestan alla fine del XIX secolo. Le cause principali che hanno portato la sottospecie all'estinzione possono essere così riassunte:

  • La persecuzione diretta sotto forma di caccia specifica, da parte di cacciatori esperti o da parte di pastori, che vedevano la tigre come una minaccia per i loro armenti;
  • L'alterazione dell'habitat primigenio, ovvero le dense foreste e boscaglie fluviali, che sono state tagliate e soppiantate da coltivazioni intensive, per lo più di cotone, ma anche di altra tipologia;
  • Il rapido decremento numerico delle loro prede naturali, sempre dovuto alla caccia intensa, ma forse anche ad epidemie trasmesse dal bestiame domestico, come la peste suina ed altre;
  • Il frazionamento dell'areale, in quanto il "range" geografico occupato non era continuo, frammentato da steppe e aree aperte sub-desertiche, per cui spesso le sub-popolazioni, numericamente scarse, risultavano assai vulnerabili a qualsiasi alterazione ambientale o semplicemente all'impatto umano;
  • L'esercito russo veniva impiegato, e queste attività sono perdurate sino all'inizio '900, per la "ripulitura" dell'ambiente dai predatori più imponenti ed importanti dal punto di vista economico come per l'appunto la tigre, ma anche l'orso bruno, il lupo, il leopardo, etc. Successivamente il regime Sovietico ha continuato l'opera di persecuzione, fino a pagare premi per l'uccisione delle tigri. Si calcola che fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale si uccidevano 50 e più tigri ogni anno.

Le ultime tigri abbattute o avvistate con certezza si collocano in varie porzioni dell'areale:

In Iraq l'ultimo esemplare fu abbattuto nel 1887, mentre nel Caucaso, in Georgia, una tigre fu sicuramente abbattuta nel 1922. Nel bacino dello Xinjiang, in Cina, il felino scomparve negli anni 1920-30, mentre in Kazakistan l'ultimo avvistamento risale al 1948, in Turkmenistan al 1954. In Iran sicuramente una tigre fu abbattuta nel Golestan nel 1953 e l'ultimo avvistamento ufficiale è del 1958. In Cina, sulla catena dei Monti Tian Shan le ultimi tigri del Caspio scomparvero all'inizio anni '60. Un esemplare fu avvistato lungo il fiume Amu-Darya, vicino al lago d'Aral, nel 1968.

Tra gli ultimi esemplari della sottospecie sembrerebbe esserci un individuo abbattuto in Turchia (provincia di Simak) nel 1970. Inoltre sembra che nella Turchia orientale durante tutti gli anni '80 sino all'inizio del decennio successivo, si uccidessero annualmente alcuni individui di tigre, anche se si tratta di notizie che necessitano conferma. Tuttavia sinora nessuno ha mai svolto indagini accurate nell'area in questione, e anche oggi esistono voci che attesterebbero la presenza di Panthera tigris virgata.

Purtroppo i tentativi di arrestare lo sterminio e il rapido declino delle popolazioni di tigre del Caspio furono tardivi, come spesso accade in questi casi. Infatti in Unione Sovietica la specie fu dichiarata come protetta, in tutto il paese, solo nel 1947, mentre in Iran nel 1957 (sic). Da ricordare però che in Tagikistan (allora regione dell'URSS) nel 1938 venne istituita appositamente una riserva per la tigre del Caspio, poiché ne erano state avvistate alcune pochi anni prima, e dove poi ne venne segnalata una, probabilmente l'ultima del territorio ex-sovietico, nel 1958.

A partire dagli anni '70 del XX secolo, dapprima timidamente, poi in maniera più professionale e sistematica, l'Iran ha iniziato a dimostrare nuovamente interesse verso la tigre, inizialmente andando a finanziare spedizioni per attestarne una eventuale sopravvivenza nel paese. Risultati negativi tutti gli sforzi, è iniziata a farsi avanti l'idea di reintrodurre la tigre nel territorio nazionale. Ma quale sottospecie di tigre poteva mai essere utilizzata ? Recenti studi di biologia molecolare, comparando DNA mitocondriale, hanno dimostrato come la tigre siberiana sia la forma più simile geneticamente alla tigre del Caspio. In effetti sia la struttura fisica che le dimensioni delle due sottospecie, sia l'habitat occupato, foreste temperate di alto fusto o boscaglie, sono abbastanza assimilabili. Secondo la ricostruzione filogeografica hanno un progenitore comune che colonizzò l'Asia centrale circa 100.000 anni fa. Inoltre le due sottospecie verosimilmente costituivano in origine una singola popolazione successivamente frazionata e divisa definitivamente dall'impatto umano sull'ambiente.

Incoraggiati da questi risultati, gli zoologi, come detto, hanno iniziato a prendere in esame la possibilità di reintrodurre esemplari di tigre siberiana in alcune aree dell'areale storico della tigre del Caspio. Un'area iniziale è stata individuata nel delta del fiume Amu-Darya, ma il successivo studio di fattibilità, che avrebbe dovuto evidenziare, o meno, se l'area fosse adatta a sostenere una piccola popolazione del felino, non ha dato risultati positivi, per cui è stata dichiarata non idonea, almeno in questa prima fase. I fattori contrari riguardavano l'abbondanza di prede, il territorio disponibile (da ricordare che una popolazione di un centinaio di tigri necessiterebbe di oltre 5000 Kmq di habitat continuo), l'impatto e gli eventuali conflitti con l'uomo e le sue attività (caccia, pastorizia, insediamenti stabili, etc.), e soprattutto l'accettazione (o meno) del superpredatore, da parte dell'opinione pubblica locale.

A partire dal 2009 gli esperti mondiali di tigre hanno identificato altre aree in Iran e Kazakistan idonee per la 'reintroduzione' della tigre in Asia centrale. Nel 2010 il governo russo ha consegnato una coppia di tigri siberiane all'Iran, che ha ricambiato con due leopardi persiani. Le due tigri sono state ospitate nello zoo di Teheran per un periodo di ambientamento iniziale, ma i problemi sono iniziati abbastanza presto. Il maschio è morto per un'infezione respiratoria, e anche la femmina si è ammalata, ma fortunatamente è stata salvata dai veterinari. Solo questa prima fase, dimostratasi un fallimento, è costata oltre 5 milioni di dollari. Nel 2012 altre due coppie di tigri siberiane sono state donate all'Iran, e non si conoscono gli ultimi dati riguardanti la salute dei felini che, comunque non sono stati rilasciati in natura.

Desidero concludere con una considerazione personale riguardante queste operazioni di grande effetto ma che spesso, a mio avviso, sono totalmente inopportune, per vari motivi. Innanzitutto non credo possano esistere le condizioni necessarie alla sopravvivenza di una vera popolazione vitale di tigri in Iran, almeno allo stato delle conoscenze attuali, soprattutto per scarsità di prede. Inoltre utilizzare individui di un'altra sottospecie, anche se molto simile, può essere assai discutibile, tenendo anche presente che la tigre siberiana è ancora minacciata da pericolo di estinzione, considerata specie Endangered secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), annoverando circa 300-400 individui in libertà, più circa 200 in cattività, puri e di origini sicure e documentate. Infine, utilizzare individui tenuti in cattività, rende ulteriormente le cose più complicate, essendo tali individui molte volte inadatti a riadattarsi allo stato selvatico, con conseguenti probabilità di insuccesso e con enormi sprechi di denaro, certamente meglio utilizzabili per la salvaguardia di specie ancora presenti in natura.

Scheda

Classe: Mammalia

Ordine: Carnivora

Famiglia: Felidae

Nome comune: Tigre del Caspio

Specie: Panthera tigris

Sottospecie: Panthera tigris virgata

Distribuzione geografica: dalla Turchia orientale attraverso l'Asia centrale sino alla regione dello Xinjiang (Cina)

Anno di presunta avvenuta estinzione: intorno agli anni '70-80 del XX secolo

Ultimo esemplare puro deceduto in cattività: 1960 allo Zoo di Amburgo

Cause dell'estinzione: caccia e persecuzione, alterazione e distruzione dell'habitat.

La mangiatrice di uomini

La tigre viene considerata la più frequente mangiatrice di uomini, nonostante attualmente nel mondo, forse a causa del numero esiguo di tigri, ci siano più attacchi all'uomo da parte del leone che della tigre. Nel passato ogni anno erano centinaia le persone attaccate e/o uccise. Tuttavia anche attualmente esistono alcune aree dove la tigre annualmente uccide varie decine di esseri umani, particolarmente in India, specie nella regione del delta del Brahmaputra, nelle Sundarbans, un'immensa foresta di mangrovie al confine con il Bangladesh. Il fatto è che in tali zone, pur non rientrando l'uomo nella dieta abituale del felino, lo stretto contatto che c'è tra le due specie (i villaggi sono a ridosso delle aree occupate dal grosso felino, oltre al fatto che i pescatori si addentrano nelle anse fluviali tra le mangrovie), fa si che alcuni individui di tigre prendano l'abitudine a cacciare gli umani che, in fondo, non sono prede così difficili. Nelle Sundarbans sono stati approntati alcuni accorgimenti per limitare gli attacchi e le uccisioni, come quello di far indossare alle persone delle maschere con occhi aperti sbarrati da applicare sulla nuca. Questo perché la tigre difficilmente attacca una preda che lo guarda diretto negli occhi, mentre la stragrande maggioranza delle predazioni inizia con un attacco alle spalle.

Aspetti mitici e leggendari della tigre: la medicina tradizionale asiatica

In Asia è molto diffusa la medicina tradizionale che affonda le sue radici sui miti e le credenze popolari. Molti di questi 'rimedi' sono a base di resti di animali, che vengono per l'appunto utilizzati per guarire malattie di ogni tipo. Le ossa di tigre sono assai rinomate per curare tante patologie e problemi vari (persino psicologici) anche se, ovviamente, la loro efficacia non è stata mai provata. Soprattutto in Cina, ma non solo, si è convinti che le ossa di tigre non solo funzionino come anti dolorifiche e antipiretiche, ma che abbiano un efficacissimo potere afrodisiaco. Queste credenze hanno contribuito, come è ovvio, ad accelerare la persecuzione della tigre per procurarsi le ossa, e quindi anche al suo declino e alla sua scomparsa, come nel caso di varie sottospecie, ad esempio la tigre del Caspio.

Ancora oggi, nonostante i divieti internazionali, si possono trovare in molti mercati sia cinesi che indonesiani o thailandesi, molte 'preparazioni' a base di derivati di tigre.

Qualcuno ha persino pensato di incentivare la riproduzione in cattività di tigri appositamente per poterne vendere pelli, ossa e altre parti, evitando così di attingere dalle popolazioni selvatiche. Il WWF internazionale si è però opposto a questa proposta poiché si ritiene che questa non solo non farebbe diminuire il prelievo in natura, ma anzi potrebbe anche incentivare la riproduzione indiscriminata in cattività da parte di privati, con lo scopo di aumentare il business. Per cui l'allevamento in cattività è consentito solamente per motivi di ricerca e conservazione.