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Sandro Lovari tra Yeti e pecore blu

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Sandro Lovari tra Yeti e pecore blu

il più importante etologo italiano tra scienza e poesia della natura
Ritratto di lorenzorossi di Lorenzo Rossi - Gio, 14/03/2013 - 13:42Qui si parla di

L'enigma delle pecore blu (ma come l'autore spiega all'interno del libro non sono né pecore, né blu) è l'ultima opera letteraria di Sandro Lovari, etologo da campo di fama internazionale che dal 1985 è rimasto vittima del fascino dell'Asia sudorientale, in modo particolare del Nepal, dove ha condotto studi sugli ungulati e sui grandi carnivori. Mirabilmente illustrato dall'amico Stefano Maugeri e con prefazione di Piero Angela, è un coinvolgente diario di viaggio che permette di "toccare con mano" quella che oggi, paradossalmente, rischia di diventare "l'altra faccia della zoologia", cioè la raccolta di dati sul campo.

L'autore spiega infatti come si stia pericolosamente diffondendo, sia in Italia che all'estero,

la "moda" - molto comoda, ma altrettanto perniciosa - di sostituire la raccolta dati di campo accurati, appropriati e abbondanti, con esoteriche elaborazioni matematiche o statistiche (talvolta patentamente ciarlatanesche), utilizzando mappe satellitari della vegetazione, sistemi informativi geografici (GIS) e modelli teorici che costano pochissimo tempo, denaro e soprattutto fatica rispetto alla metodica raccolta di validi dati in natura. Ottimi nuovi strumenti di ricerca e di studio, che ci ha messo a disposizione l'informatica, vengono così usati in maniera inappropriata, di fatto generando una fuorviante ignoranza quando risultati più o meno spuri vengono interpretati come veri
Lovari, 2012

Un libro che consiglio caldamente a tutti gli amanti dell'etologia e della natura in generale, che spiega con un linguaggio alla portata di tutti gli equilibri e i rapporti di causa/effetto degli affascinanti ecosistemi asiatici. Leggendo le pagine di Lovari non impareremo soltanto come la salinità del terreno possa aumentare l'"incidenza" di tigri antropofaghe, ma saremo anche incantati dal fascino della natura. E naturalmente, essendo per la maggior parte ambientato nelle regioni himalayane, Lovari (uno dei primi accademici italiani ad essere stato membro della defunta Società Internazionale di Criptozoologia), non poteva esimersi dal dedicare qualche pagina anche allo yeti, il cui pensiero a riguardo non posso che condividere:

In ogni caso anche se lo yeti non esistesse (come è probabile) e non fosse mai esistito, è comunque bello ed eccitante pensare che forse ci sta aspettando in qualche valle montana. [...] Il mito ci stimola e affascina, lasciamolo in vita... Senza sogni che vita sarebbe? Le immense montagne himalayane sono piene di gole, valli scoscese e foreste poco o per niente frequentate: vedere per credere. La fauna è abbondante: moschi, tahr, bharal, fagiani saguinei, kalij e lofofori, tanto per menzionare qualche esempio. Le foreste offrono vegetali commestibli. Ci sono ovunque caverne e anfratti che costituiscono ottimi ripari. Di acqua ce n'è anche troppa! Personalmente non mi sento di escludere l'improbabile. Mi torna in mente quanto Plutarco scrisse sui dialoghi che Alessandro il Grande avrebbe avuto con dieci filosofi indiani. Alla domanda di Alessandro su quale fosse l'animale più astuto, la lapidaria risposta fu 'Quello che l'uomo non è ancora riuscito a scoprire'
Lovari, 2012

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