Da leggenda a realtà, scoperta la "scimmia che starnutisce"
Nel 2008, 2009 e 2010, un team di ricerca internazionale dedito allo studio dei gibboni in Myanmar ha raccolto curiose informazioni, fornite dai cacciatori locali di un'area circoscritta a nord est dello stato di Kachin, riguardanti una strana scimmia facilmente localizzabile... durante i temporali.
L'animale, conosciuto come myuk na tok te dal gruppo etnico dei Law Waw e come mey nwoah dai Lisu (entrambi i nomi significano "scimmia con il naso all'insù"), emetterebbe infatti rumorosi starnuti quando le gocce d'acqua penetrano nel suo naso, rivelando così ai cacciatori la sua posizione. Per evitare questo fastidioso inconveniente la mey nwoah passa quindi la giornate piovose seduta con la faccia premuta sulle ginocchia.
Nonostante questi racconti coloriti, gli scienziati hanno intuito dalle descrizioni che il misterioso primate potesse essere una specie riconducibile al genere Rhinopithecus, al quale appartengono scimmie molto rare localizzate esclusivamente in una ristretta area della Cina e del Vietnam, ma prima d'allora totalmente sconosciute (per la scienza ufficiale) in Myanmar.
La presenza di due confini invalicabili, i fiumi Mekong e Salween, circoscriventi la zona che i locali avevano indicato come frequentata dalle scimmie dal naso all'insù, hanno inoltre indotto i ricercatori a ritenere possibile, nel qual caso le testimonianze avessero dovuto rivelarsi fondate, che i presunti rinopitechi del Myanmar potessero appartenere ad una specie sino ad allora ignota alla scienza.
Così dal 24 aprile all'8 maggio 2010 il team di ricercatori ha intervistato 64 cacciatori locali di 33 differenti villaggi, in 25 dei quali l'animale era ben conosciuto e grazie alle loro indicazioni ha infine scoperto una piccola popolazione di rinopitechi aventi caratteristiche morfologiche differenti da tutte le altre specie conosciute.
La nuova specie, battezzata Rhinopithecus strykeri, è stata descritta (articolo scaricabile qui) attraverso diversi campioni, crani ed esemplari, forniti ai ricercatori dai cacciatori locali. La presunta area di distribuzione di questi primati è di circa 270 km quadrati e la specie sembra scissa in 3 gruppi principali per un numero approssimativo di individui totali oscillanti dai 260 ai 330 esemplari. Inoltre, la forte pressione a cui è sottoposta dai cacciatori, la pone tra le specie in pericolo critico.